Castello del XIII secolo poco distante da Fiesole, in località Vincigliata, a Firenze. 

Il castello di Vincigliata fu requisito dal governo italiano durante la seconda guerra mondiale e adibito a campo di prigionia per militari di alto rango, assumendo il nome di “P.G. 12 Vincigliata”. Si trattava di un campo per prigionieri di guerra  molto più piccolo degli altri, accoglieva, infatti, circa venticinque prigionieri alla volta.

Tra il 1941 e il 1943 il castello ospitò alcuni ufficiali britannici e del Commonwealth di alto rango, catturati nell’ambito della campagna del Nord Africa e in parte provenienti da Villa Orsini, Sulmona. Nella città abruzzese era stato istituito un grande campo di prigionia (campo P.G n. 078, località Fonte D’Amore, Sulmona) per ufficiali, sottoufficiali e truppa di diversa provenienza, che aveva una capacità complessiva di oltre 3.000 posti. Alcuni alti ufficiali britannici erano stati imprigionati presso Villa Orsini (Sulmona). All’inizio del 1942, con la riorganizzazione del sistema dei campi, un piccolo numero di alti ufficiali e sottufficiali assicurati presso Villa Orsini furono mandati più a nord, nel castello di Vincigliata.

L'8 settembre 1943, il capitano incaricato del Castello di Vincigliata annunciò ai prigionieri la firma dell’Armistizio di Cassibile. Nei giorni immediatamente successivi l’8 settembre, quasi cinquantamila prigionieri di guerra alleati che si trovavano in mano italiana “varcarono il recinto” dei campi di prigionia: senza ordini, senza indicazioni, con una scarsa o nulla conoscenza del luogo in cui si trovavano, furono aiutati da decine di migliaia di italiani che li nascosero, sfamarono e aiutarono a rimanere in vita e a non cadere nelle mani dei tedeschi.

La mattina del 10 settembre, nonostante lo Stato Maggiore inglese avesse ordinato ai suoi soldati di non fuggire dai campi, fu organizzata l’evasione dei prigionieri presenti a Vincigliata: il generale Chiappe, comandante delle truppe italiane, fece trasferire a Firenze gli 11 ufficiali e i 14 militari di grado diverso presenti in quel momento nel campo, con l’intenzione di farli salire sul primo treno diretto a Roma. Tuttavia, una volta giunti al Quartier generale italiano a Firenze, i generali furono informati del fatto che i tedeschi si stavano avvicinando alla città e che la strada per Roma era bloccata. L’unica opzione, secondo il generale Chiappe, era dirigersi in treno verso Arezzo, non ancora occupata dai tedeschi, dove sarebbero stati liberati. Ad Arezzo il gruppo di ex prigionieri fu aiutato da partigiani locali a raggiungere l’Eremo di Camaldoli, nelle foreste Casentinesi, prima tappa del loro lungo viaggio verso la libertà.

Il gruppo, poi denominato “General’s Party”, comprendeva inizialmente 11 ufficiali e 14 soldati, tutti, eccetto uno, catturati dai tedeschi in Africa del Nord e consegnati agli italiani. Questi i membri del gruppo: il tenente generale Philip Neame comandante in capo e governatore della Cirenaica; il tenente generale Richard (Dick) O’Connor; il generale di brigata J. Combe; il tenente Thomas Daniel Sixth, conte di Ranfurly, aiutante di campo del generale O’Connor (tutti arrestati dai tedeschi il 7 aprile 1941 in Libia e consegnati agli italiani); i generali di brigata D.A.Stirling, E.W.D. Vaugham e E. Joseph Todhunter; il maresciallo dell’aria Ower Tudor Boyd; il maggiore generale Gambier Parry.