Marradi è un comune della città metropolitana di Firenze. Si trova sull’Appennino tosco-romagnolo, geograficamente il comune si trova in Romagna ma rientra nell’amministrazione toscana.
Conta 3 089 abitanti.
Durante il periodo medievale rientrò nei domini dello stato pontificio e successivamente in quelli dei signori di Faenza. Passò sotto la giurisdizione toscana nel 1428.
Fu parzialmente distrutta da un terremoto nel 1919.
Durante la seconda guerra mondiale subì numerosi bombardamenti.
Nel 1991 venne conferita a Marradi dal Presidente della Repubblica la medaglia d’Oro al valore civile con la seguente motivazione: “Piccolo centro attraversato dalla Linea Gotica, sopportava con fierissimo e dignitoso contegno spaventosi bombardamenti aerei e terrestri, subendo la distruzione della maggior parte del centro abitato e offrendo alla causa della Patria e della libertà il sacrificio eroico di quarantadue civili inermi, trucidati a scopo di rappresaglia dalle truppe d'occupazione naziste.”
A Marradi si rifugiò a partire dal 1943 la famiglia Saralvo, per fuggire dalle persecuzioni antiebraiche.
Gustavo Saralvo era figlio di Davide e di Eufrosina Sinigallia / Senigaglia (figlia di Davide e Flaminia Ginnasi). Il padre Davide era nato a Lugo il 2 giugno 1859 e qui risiedette fino all’11 novembre 1889, quando raggiunse il fratello Samuele a Cesena, dove questi svolgeva, come lui, l’occupazione di negoziante. Con loro c’era anche lo zio (il fratello di Davide) Giuseppe, anch’egli nato a Lugo il 13 febbraio 1862, che nel 1891 si trasferirà a Forlì.
A Cesena i Saralvo abitavano in via Verzaglia e in Piazza Vittorio Emanuele.
Nato a Cesena il 18 marzo 1890, Gustavo ebbe quattro fratelli: Clara (Lugo 1888), Renzo (Cesena 1891), Corrado (Cesena 1894), Ada (Cesena 1899). Il 20 aprile 1922 Gustavo sposò a Marradi (FI) Clara Mughini («ariana»), originaria di Marradi, emigrata anche lei a Forlì il 20.04.1922 (stesso giorno del matrimonio). Evidentemente, non avendo nessun motivo di nasconderlo, a Marradi, come d’altronde a Cesena, si sapeva che i Saralvo erano ebrei.
Nel censimento del 22 agosto 1938, che contò gli ebrei italiani, Gustavo risulta residente a Forlì in Corso Vittorio Emanuele 46 con la qualifica di commerciante all’ingrosso di tessuti; ma nel momento in cui le vite degli ebrei cominciarono ad essere minacciate, egli abbandonò la città, come testimoniato dal fatto che nell’aggiornamento del dicembre 1943 risulta assente da Forlì (e pertanto in quel documento si dice che erano state diramate le ricerche per rintracciarlo).
Da un’intervista di Mario Proli alla figlia Rossana, sappiamo che il sacerdote insegnante di religione del liceo classico di Forlì aveva indirizzato la famiglia Saralvo presso l’arciprete di Marradi per registrare i certificati di battesimo dei figli (Sergio, 1923, e Rossana, 1925) in date anteriori all’entrata in vigore delle leggi razziali.
Se in tal modo i figli riuscirono a ottenere la discriminazione, Gustavo, per sfuggire alle persecuzioni, dopo aver venduto tutto, si nascose, sotto il falso nome di Bianchi, in una clinica psichiatrica di Bologna, dove rimase almeno un anno, pagando un’ingente somma di denaro. All’inizio del 1944, impossibilitato a continuare a pagare, si riunì alla famiglia sfollata a Marradi in via Botteghette 38, dove però egli non è mai stato residente (lo risulta continuativamente a Forlì), evidentemente protetto dal silenzio complice della popolazione locale.
Non di tutti, però, perché fu arrestato in seguito ad una delazione, e durante l’interrogatorio condotto dalle SS fu colpito da un attacco cardiaco e morì pochi giorni dopo, il 27 giugno 1944, all’età di 54 anni.
Nel cimitero di Marradi nel 2012 è stato sepolto anche il figlio Saralvo Sergio, nato a Forlì il 12 maggio 1923 e residente in vita a Sanremo.